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golfodimontecofanotramontoLa riserva è stata istituita il 25 Luglio 1997 con Decreto dell’Assessorato Territorio ed Ambiente ed è gestita dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Ha un’estensione di 537,50 ettari di cui 352,50 ricadenti in Zona “A” e 185,00 in Zona “B”.Coincide con il sito di interesse comunitario ITA010016 “Monte Cofano e Litorale” ed è inserita nella più estesa zona di protezione speciale ITA010029 “Monte Cofano, Capo San Vito e Monte Sparagio”.

 Il promontorio di Monte Cofano è alto 659 Mt e separa l’omonimo Golfo da quello di Bonagia; per la sua grande valenza paesaggistica ed ambientale è da considerarsi un serbatoio naturale primario in grado di rappresentare una sorgente di espansione ai fini della biodiversità.

La struttura orografica del rilievo è caratterizzata da una morfologia aspra ed accidentata, con irte falesie che talora si ergono a picco e spesso orlate da elevate guglie aguzze.

depressione baglio cofanoE’ costituito da rocce carbonatiche, in particolare calciti, aragoniti e dolomie con la presenza di particolarità geomorfologiche quali (pareti rocciose, grotte, gole, ecc.) che qualificano il paesaggio geologico.

Alla base del versante meridionale del Monte Cofano, a 247 m s.l.m., poco distante dal Baglio Cofano, sono presenti una piccola grotta crocifisso di cofanodepressione, che si riempie periodicamente d’acqua, ed alcuni pozzi come il “Pozzo a Rocca” il “Pozzo Bica” ecc. che nel passato sono serviti come approvvigionamento idrico per le famiglie che abitavano in zona.

In riserva sono presenti alcuni siti d’interesse archeologico, storico ed antropologico che testimoniano la presenza dell’uomo fin dalla preistoria, come l’insediamento della Grotta del Crocifisso.

Torre San GiovanniAltri importanti segni della presenza dell’uomo sono le due torri di avvistamento, ovvero quella di San Giovanni e quella della Tonnara di Cofano, che in passato sono servite a difesa delle popolazioni dai pirati turchi, i bagli, alcuni caseggiati ed antichi percorsi e trazzere.

La vegetazione attuale risente notevolmente delle intenseTorre Tonnara di Cofano utilizzazioni del passato, ed in particolare degli incendi che si verificano purtroppo quasi annualmente.

La flora, comunque, è ricchissima data la presenza di ben 325 specie. Un tempo esistevano vasti boschi di Leccio (Quercus ilex) e Quercia Castagnara (Quercus virgiliana), mentre oggi ne rimangono solo sporadiche tracce sui brecciai. Le zone, un tempo occupate dalla vegetazione arborea, attualmente sono dominate dalla prateria ad ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus), graminacea chiamata localmente “disa” e dalla gariga a palma nana (Chamaerops humilis). La “palmetta” è una di quelle specie che trae vantaggio dalla frequenza degli incendi e la sua straordinaria resistenza al fuoco le attribuisce un vantaggio selettivo su tutte le altre piante.

Tra la vegetazione rupestre presente sono numerose le specie endemiche, fra cui le più importanti sono: l’Erica siciliana (Erica sicula), lo Sparviere del Cofano (Hyeracium cophanense), l’Euforbia di Bivona (Euphorbia bivoniana), il Cavolo trapanese (Brassica drepanensis), presente solo sul Monte Cofano e nella riserva dello Zingaro, i Perpetuini di Monte Cofano (Helycrisum rupestre var. cophanense), la Speronella (Delphinium emarginatum), il Fiordaliso delle scogliere (Centaurea ucriae).

Nella depressione carsica alla base del versante meridionale del Monte Cofano cresce il Ranuncolo di Baudot (Ranunculus baudotii) che viene sostituito dalla Lenticchia d’acqua (Lemna minor), quando il livello si abbassa durante la stagione estiva.

Si possono trovare numerose specie di orchidee selvatiche come l’Ofride dorata (Ophrys lutea), l’Orchidea farfalla (Orchis papilionacea), l’Ofride fior di vespa (Ophrys tenthredinifera) e l’Ophrys ciliata.

Da punto di vista faunistico, la riserva è considerata un biotipo rilevante. Oltre a rappresentare un punto di riferimento costiero nella rotta di migrazione di numerose specie, sia in primavera che in autunno, ospita rare specie di falconiformi.

Diverse sono le specie che si possono osservare visitando la riserva: qui nidificano vari rapaci sia diurni che notturni come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), la rara Aquila del Bonelli (Hieraetus fasciatus), l’Assiolo (Otus scops), la Civetta (Athene noctua), il Barbagianni (Tyto alba) e l’Allocco (Strix aluco).

Durante il periodo delle migrazioni, l’area è frequentata anche dal Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) e dal Falco di palude (Circus aeruginosus).

Numerosi sono anche i passeriformi: Cinciarella (Cyanistes ceruleus), Cinciallegra (Parus major), Occhiocotto (Sylvia elanocephala), Pigliamosche (Muscicapa striata), Sterpazzolina (Sylvia cantillans) e la Passera lagia (Petronia petronia) tra i più comuni.

Da segnalare la presenza della Coturnice sicula (Aectoris graeca whitakeri), specie a rischio di estinzione che nell’area risulta in aumento.

La riserva ospita alcuni mammiferi fra cui l’Istrice (Hystrix cristata), il Riccio (erinaceus europaeus), la Donnola (Mustela nivalis), la Volpe (Vulpes vulpes), il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), l’Arvicola del Savi (Microtus savii), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il Toporagno (Crocidura sicula) e il Topo quercino (Elyomis quercinus) e rettili come la lucertola di Wagler (Podarcis wagleriana), il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), il Geco comune (Tarentola mauritanica), il Geco verrucoso (Emidactylus turcicus), il Gongilo ocellato (Chalcides ocellatus), il Biacco (Hierophis viridiflavus) e la Vipera comune (Vipera aspis).

L’ente gestore ha tracciato una rete di sentieri che permette la fruizione di una parte della riserva.